03-05-2022

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L’ipotiroidismo: quando la tiroide diventa “pigra”


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La ghiandola tiroidea è situata nella regione anteriore del collo, ha la forma di una farfalla e pesa circa 20-25 grammi.
Nonostante le piccole dimensioni la ghiandola è deputata alla produzione degli ormoni tiroidei, ovvero T3 e T4, che hanno importanti funzioni vitali e contribuiscono all’omeostasi dell’organismo. 
Gli ormoni controllano la funzione cardiaca, la frequenza respiratoria e la motilità intestinale; sono, inoltre, responsabili della termoregolazione e, quindi, del metabolismo dei carboidrati, dei lipidi e delle proteine. Gli ormoni tiroidei ci forniscono l’energia per poter compiere le nostre attività quotidiane e agiscono anche sul sistema nervoso centrale.
Per poter compiere queste funzioni necessarie per l’organismo la produzione degli ormoni tiroidei è regolata dall’ipofisi, una piccola ghiandola situata alla base del cranio, tramite la produzione di TSH.
Il TSH stimola la tiroide a produrre gli ormoni e, pertanto, la ghiandola ipofisaria aumenta o riduce la produzione di ormoni tiroidei in base ai livelli circolanti di ormoni.


Che succede se la tiroide produce meno ormone?

La ghiandola tiroidea, controllando diverse funzioni vitali, determina delle ripercussioni sull’organismo quando, per esempio, produce meno ormoni e diventa "pigra"; condizione, questa, molto frequente nella popolazione generale e chiamata "IPOTIROIDISMO".
Diversi sono i sintomi e segni dell’ipotirodismo, dei quali i principali e più frequenti sono:
  • stanchezza
  • difficoltà alla concentrazione
  • aumento di peso
  • perdita di capelli
  • riduzione della frequenza cardiaca (bradicardia)
  • sensazione di freddo
  • stipsi
  • alterazione del ciclo mestruale nella donna

Quali sono gli esami da effettuare?

In seguito ad un sospetto clinico di ipotirodismo è importante richiedere gli esami di funzionalità tiroidea. Gli esami ormonali più importanti sono:
  • TSH
  • FT4
Solitamente nell’ipotiroidismo i livelli di TSH aumentano e quelli di FT4 si riducono.
In aggiunta a questi due esami ormonali, facili da eseguire con un semplice prelievo di sangue, spesso si aggiungono altri due esami più specifici che sono:
  • ANTICORPI ANTI TIREOGLOBULINA
  • ANTICORPI ANTI TPO
Questi ultimi sono utili per la diagnosi della forma più frequente di ipotiroidismo che è la tiroidite cronica autoimmune o di Hashimoto, una malattia infiammatoria cronica della tiroide. Tali anticorpi risultano molto alti nel sangue e, pertanto, "attaccano" la tiroide e la infiammano portando ad una riduzione della produzione di ormoni.


Quale trattamento per l'ipotiroidismo?

Se la tiroide, dunque, si ammala e produce poco ormone, l’obiettivo del trattamento è quello di riportare gli ormoni nella norma rispetto alle esigenze dell’organismo.
La terapia si chiama sostitutiva perché si assume l’ormone tiroideo (levo-tiroxina) per via orale, sotto forma di compresse, capsule molli o anche in formulazione liquida, così da sostituire ciò che la tiroide non produce più.
La terapia sostitutiva con ormone tiroideo si assume ogni mattina a digiuno, prima di colazione. Solitamente si può fare colazione dopo circa 30 minuti dall’assunzione ma con le nuove formulazioni liquide il tempo d’attesa è di circa 15 minuti.

Esistono diversi dosaggi di levo-tiroxina. La prescrizione del dosaggio è personalizzata e dipende dall’età del paziente, dalla presenza di comorbidità (per esempio malattie cardiovascolari) nonché dall’utilizzo di alcuni farmaci che possono ridurne l’assorbimento (per esempio farmaci inibitori di pompa protonica e anche farmaci a base di ferro).

Dopo circa un mese e mezzo/due mesi il medico richiede di nuovo il dosaggio ematico di TSH e FT4. La dose del farmaco può essere aggiustata in base ai risultati degli esami con l’obiettivo di  riportare il TSH e FT4 ai livelli normali. Spesso i sintomi cominciano a migliorare già dopo due settimane di trattamento ma, nei casi più gravi, occorrono anche mesi. 
La terapia sostitutiva con l’ormone tiroideo dovrà essere effettuata, nella maggior parte dei casi, per tutta la vita e con controlli nel tempo stabiliti dal medico specialista.
 

Dott.ssa Serafina Talarico
Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio
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